Sentiero 003 cod. percorso ETON0030000

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Bivio con sentiero 002 – Colle Lunella m. 1369

Mappa

  • Dislivello salita m 380
  • Lunghezza km 2
  • Tempo di percorrenza 1 h 15′
  • Difficoltà E

Descrizione percorso

Il sentiero inizia poco oltre Fontanabruna percorrendo il sentiero 002. Si svolta a destra seguendo l’indicazione del cartello per il Colle Lunella.

Il tracciato, ben segnalato con segnavia bianco-rossi, sale tra radi larici e qualche betulla compiendo numerosi tornanti (c’è chi li ha contati, sono 21!) che ci permettono di guadagnare quota. Saliamo e, di fronte, possiamo notare il pilone votivo posto sulla cresta a quota m 1528. Ancora qualche tornante poi la via oltrepassa il costone che stava risalendo. Sulla sommità del costone attraversiamo un boschetto di betulle. Da qui possiamo vedere il Colle Lunella, che si trova leggermente a sinistra del nostro punto di visuale, e, ancora più a sinistra il Colle Portia. Tra i due colli si alza Il Pilone (m 1470).

Il sentiero prosegue a mezza costa lasciando poco sotto un alpeggio diroccato, attraversa una grande pietraia in fase di colonizzazione vegetale, e si avvicina sempre più al Colle Lunella. Incontriamo un bivio che, lasciando verso destra il nostro sentiero, risale a ritroso il costone e raggiunge il pilone posto a m 1528. Seguitiamo per la nostra via e in breve siamo all’Alpe Lunella, sita proprio sotto il colle. Attraversato il gruppo di case ormai diroccate senza soffermarci troppo per il pericolo di crolli e saliamo gli ultimi 29 metri di dislivello che ci portano al Colle Lunella (m 1369).

Dall’ampio Colle Lunella si apre la Valle di Viù. Sotto di noi sono Richiaglio e Col San Giovanni, raggiungibili con sentiero, mentre di fronte abbiamo le vette più alte della valle. Dal versante valtorrese spicca su tutti il Re di Pietra (M. Viso) al cui cospetto sorgono i monti di Val della Torre e la parte alta della valle medesima.

Elementi ambientali

Dopo un tratto di radi larici e scarse betulle, compaiono farnie e qualche pino mentre nel sottobosco, dominato da graminacee, cresce il rovo (Rubus fruticosus), l’erica (Erica carnea) e la felce. In questo ambiente è presente il cinghiale e, saltuariamente, sono stati segnalati dei camosci che presumibilmente raggiungono la zona, in cerca di cibo, dal Monte Civrari. Nella parte alta del tracciato si incontrano faggi e numerosi cespugli di ginepro nano (Juniperus communis ssp. nana). Camminando lungo il sentiero scappano, spaventate dal nostro passo, numerose lucertole che si riscaldavano al sole e volano molte farfalle. Tra queste è possibile notare, sin dalla fine di febbraio, alcune specie svernanti come Gonepteryx rhamni, detta comunemente Cedronella, e Inachis io. Numerosa è la colonia di mantidi religiose (Mantis religiosa) che, nei periodi caldi, volano ad ogni passo.

Le grandi pietraie di questa località si sono formate in seguito all’accumulo dei massi, staccatisi dalle pareti rocciose grazie all’azione del ghiaccio, e trasportati verso valle da fenomeni gravitazionali. Ancora oggi, il lento moto di questo fiume di rocce peridotitiche, che presentano il caratteristico colore scuro, porta a quote altimetriche più basse lo sfasciume roccioso prodottosi a monte. Alcune aree delle medesime pietraie sono soggette a una fase di colonizzazione da parte di essenze vegetali pioniere quali l’ontano e la betulla. Di quest’ultimo genere è possibile notare la presenza delle specie Betula pendula, con corteccia chiara, e B. pubescens, con corteccia più scura, nonché di vari ibridi delle due specie.

Il tratto alto dell’escursione è caratterizzato dalla presenza di zone adibite a pascolo, attualmente dismesse o scarsamente usate, dove fiorisce vistosamente il Giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum ssp. croceum).

Elementi storici

La struttura lastricata del fondo del sentiero comprova la notevole importanza di questo tracciato per il collegamento con le Valli di Lanzo ed in particolar modo con Ricchiaglio, Col San Giovanni e Viù.

Nelle vicinanze del Colle della Lunella sorge l’alpe omonima il cui nucleo più antico risale al XIX secolo mentre altre costruzioni sono state edificate nel periodo della seconda guerra mondiale. L’uso come alpeggio di queste baite durò sino agli anni sessanta ed ora, abbandonate, non sono che ruderi pericolanti. Un fontanile in cemento reca la data di costruzione e le iniziali del costruttore: 1932 LCA, ma l’acqua scarseggia e la vasca è vuota.

Nei pressi dell’Alpe Lunella si possono notare alcune opere di contenimento del terreno (muri a secco) atte ad ottenere piccole superfici piane che agevolavano il pascolo e la fienagione, nonché ammassi di pietre tolte dal terreno per renderlo più coltivabile.

Al Colle della Lunella accadde, attorno al 1922 / 1923, un fatto di cronaca che tuttora è ricordato in paese. Era febbraio quando due infermieri di Col San Giovanni, occupati presso l’ospedale psichiatrico di Collegno, dovettero raggiungere il loro paese, che allora era Comune, per votare alle elezioni politiche o amministrative. In quegli anni, non essendoci ancora le strade odierne, la via più breve per raggiungere Col San Giovanni era indubbiamente l’attraversamento del Colle della Lunella, e così fecero i nostri due elettori. Dopo un primo tratto di percorso effettuato con mezzi di trasporto, iniziarono la salita a piedi ma, giunti al colle furono sorpresi da una violenta bufera di neve. I due persero il sentiero e girovagarono sull’ampia superficie del colle sino a che, travolti dal forte vento, si persero di vista. Placata lievemente la tormenta, uno dei due si accorse di non aver più l’amico accanto ed iniziò a chiamarlo con quanto fiato gli restava in gola. Nessuno rispose ed egli si diresse a valle credendo che il suo compagno avesse già raggiunto il paese. Ma così non era; il sentiero innevato non era stato calpestato da nessuno e l’uomo fu preso dallo sconforto. Tornò sui suoi passi per cercare l’amico ma senza risultato ed al calare dell’oscurità fu costretto a raggiungere Col San Giovanni per dare l’allarme. Velocemente si organizzarono le ricerche, che ebbero inizio sin dalla notte stessa e a cui, il giorno successivo, parteciparono anche squadre di Val della Torre. La mattina del terzo giorno il corpo senza vita del poveretto venne ritrovato, sepolto nella neve, nei pressi del Colle della Lunella. Il cadavere non presentava traumi e la morte fu presumibilmente dovuta a soffocamento o ad assideramento (ipotermia). Questo è quanto apparve ai soccorritori ma i carabinieri non furono soddisfatti da questa versione dei fatti e arrestarono il compagno di viaggio del defunto accusandolo dell’omicidio dell’amico. La situazione fortunatamente si chiarì in breve e lo sventurato venne rilasciato per non aver commesso il fatto.

La zona del Colle Lunella è anche luogo depositario d’una leggenda, vecchia di chissà quanto, che è riportata da Michele Ruggiero nel suo volume “Valle di Susa” (Ediz. Piemonte in Bancarella, Torino 1980). In essa si racconta di un giovane valtorrese di nome Malgar che, in procinto di sposarsi, rifiutò le nozze nonostante la sposa fosse un ottimo partito. Una parente della sposa si appellò alle masche locali, che tramutarono il bel giovane in un mostro curvo a tal punto da non poter sollevare lo sguardo da terra. Una sera il giovane sentì una voce che gli ordinò di recarsi la notte del venerdì seguente al ballo delle masche al Lunella. Obbedendo alla voce, Malgar salì al Lunella e l’incantesimo svanì ma dovette maritare la giovane promessa sposa onde evitare ulteriori sortilegi da parte delle masche stesse.

Per inciso diciamo che le masche non sono altro che delle streghe dei boschi e che, nel testo citato del Ruggiero, vengono localizzate a Val della Torre in notevole numero; egli scrive: “Le streghe a Val della Torre sono numerose e tutti i gatti sono masche. Quando ne muore una cadono i muretti e i felini fuggono nei boschi o muoiono”.

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